Palazzo Chigi Saracini
ore 21
Il barocco non è lo stile di un’epoca storica. Il barocco è un gioco.
È il piacere dell’imperfezione che sorprende, il gusto per il difforme affascinante. Il desiderio per la moltiplicazione infinita di oggetti simili e ripetuti che riempiono lo spazio della visione e dell’ascolto fino a saturarlo. L’ossessione per le passioni che ci intrappolano nel grottesco.
Il barocco è un modo di vedere il mondo e di goderne che attraverso i secoli riaffiora più volte, per invitarci nuovamente a giocare rimescolando le carte ordinate sul tavolo dal classico beneducato. Ci vuole ironia per essere barocchi.
La stessa ironia che è al centro della musica di Marco Robino e degli Architorti, che si divertono a giocare con il tempo, tentando di imbrogliarlo per quanto un bel gioco possa durare. In un continuo e allegro fare, disfare e rifare, trascrivono musiche attuali per vecchie sonorità, trasformano composizioni antiche per i gusti moderni, fanno emergere le radici popolari che innervano la musica colta, affogano con sprezzatura la citazione dotta nel frastuono della festa.
Con questa incessante traduzione, Robino e i suoi sodali si dilettano nel rompere le limpide architetture sonore che caratterizzano la musica per archi di epoca classica. Moltiplicano il numero delle voci con l’ausilio dell’elettronica, le rimontano come i pezzi di un mostro seicentesco. Giocano a nascondino con l’orecchio dell’ascoltatore. Gli Architorti inventano orchestrazioni che invece di imitare gli altri stili musicali con cui vengono a contatto, li contagiano: come è successo nella lunga collaborazione con gli Africa Unite e negli incontri con Madaski, Subsonica, Meg, Jazzinaria.
Lo stesso gusto per l’ironia li ha fatti incontrare con il grande maestro del barocco contemporaneo, Peter Greenaway, per cui Robino ha composto le musiche di film come The Tulse Luper Suitcases, Rembrandt’s J’accuse, Goltzius and the Pelikan Company, e di fantasmagoriche installazioni fra cui Leonardo’s Last Supper, The Towers, Veronese– The Wedding at Cana.
Nella musica degli Architorti c’è lo stesso divertimento che traspare dalle immagini di Greenaway, il cui scopo è come in ogni opera d’arte barocca, rifare il mondo visto da una prospettiva impossibile, paradossale. Per questo con gli Architorti si scopre il classicismo del punk, il pop in Vivaldi, il rock in Bach. Con loro un’aria settecentesca diventa un’occasione per affondare in un reticolo di ritmi, annegando le proprie passioni a passo di sarabanda.
Lasciandoti con la voglia di rifarlo.
Stefano Jacoviello
ASCOLTO LIBERO
Con Peter Greenaway, Goltzius and the Pelikan Company, trailer(2012)
Con Africa Unite, La morsa del ragno, live Castello di Miradolo (2019)
Con Peter Greenaway, Rembrandt, J’accuse, trailer
Con Africa Unite, Corde in Levare, live (2011)
Architorti, Ramones, Sheena is a punk rocker, da Architorti PlayPunk(2009)
Architorti, O’Carolan, The sound of Irish Baroque Music, (2016)
INGRESSO GRATUITO