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Progetto a cura di Stefano Jacoviello
2025 – Dopo tutto
Dopo tutto, i suoni musicali non hanno passato e non hanno futuro. Vivono solo nell’attimo in cui li si ascolta. Non lasciano traccia nell’aria. Nelle registrazioni resta la loro ombra, in attesa di ritrovare un corpo. Eppure, la musica comincia a prendere un senso e una forma che possa essere ricordata solo dopo che l’ultima nota si è spenta nel silenzio. Ci sembra di capire la musica quando possiamo associarla a quel che è successo mentre la ascoltavamo.
Ci illudiamo di poter far nostra la melodia che ricordiamo, per usarla quando vogliamo consolarci sprofondando fra i sentimenti addormentati in quei suoni. A chi non piace abbandonarsi alla nostalgia, cercando nella musica l’attesa di qualcosa che ci sembra di aver già vissuto, e che invece forse non accadrà mai?
Come la musica, anche le tradizioni vivono al presente ma ci parlano solo se le guardiamo “dal dopo”, come se appartenessero ad un passato che non può più tornare. Musica e tradizioni, dopo tutto, tracciano la forma del tempo, e della nostalgia.
La musica arriva dopo eventi lontani per colorarne il racconto. Così la usavano i contadini che dopo il lavoro si riunivano a veglia intorno al fuoco nelle lunghe sere invernali, per cantare in versi memorie da condividere e sentirsi insieme di fronte a gioie e dolori, ricordi e speranze trasformatesi in musica.
Dopo tutto, anche Marin Marais trasformava la sostanza delle passioni in musica. Con il suono della viola da gamba ha disegnato un atlante dell’interiorità di dame, cavalieri e cicisbei, filosofi e artisti di un’epoca al tramonto, dopo il Re Sole. I suoi Pièces de Viole sono album di ritratti dove la fisiognomica prende la forma di ritmi, armonie, contrappunti. Sono memorie di esistenze umane racchiuse nel segreto del suono musicale.
Spesso la musica torna a suonare dopo l’oblio. Della musica antica avevamo dimenticato tutto. Le ballate medioevali che raccontano l’amore dei trovatori hanno potuto trovare un suono solo dopo il Medioevo. Ardite congetture filologiche si sono dovute mescolare con il sentire del presente, sempre in trasformazione. Così, di decennio in decennio, negli ultimi cento anni il medioevo ha suonato secondo il gusto di ogni epoca, facendo emergere aspetti e sensi diversi di un antico istante musicale che può essere compreso solo in parte e solo dopo.
Dopo tutto, abbiamo bisogno di una buona distanza per capire e per capirci. È quindi il caso di ascoltare oggi, con orecchie nuove, le musiche che arrivarono dall’Adriatico con l’eco delle guerre dei Balcani. Ballando su quei ritmi, cominciammo a immaginare un modo diverso e intrigante di intendere la vita, che contrastava con le fiamme che distruggevano la biblioteca di Sarajevo. Solo dopo abbiamo cominciato a capire chi eravamo davanti a quella scia di morte. E ora, dopo Sarajevo, possiamo provare a ricominciare il viaggio nei Balcani, seguendo ritmi che nel frattempo mostrano altri volti, altre passioni.
Tutti gli appuntamenti sono a PALAZZO CHIGI SARACINI, VIA DI CITTÀ 89, SIENA
ASCOLTO LIBERO – INGRESSO GRATUITO
Prenotazioni: biglietteria@chigiana.org
tel. 0577 220922
DALLE 20.30 DEGUSTAZIONE DI VINI LEGATI ALLE MUSICHE SUONATE A CURA DI
Duemila ettari di proprietà privata nel cuore dell’Italia. Un ecosistema intatto, incorniciato da una foresta ancora inviolata e caratterizzata da una ricca biodiversità. La passione per la terra, l’amore per le tradizioni unite al rispetto per un terroir unico, rappresentano l’identità contemporanea di una produzione vitivinicola che si sviluppa sulla grande eredità di un territorio naturalmente vocato all’eccellenza.
Il progetto nasce dall’interessamento di vignerons dalla fama internazionale come Stèphane Derenoncourt e Andrea Paoletti che hanno trovato in questo angolo di Toscana il luogo ideale dove sviluppare, grazie alla sinergia tra l’expertise italiana e francese, una nuova filosofia produttiva dedicata al Chianti, nel tentativo più che riuscito di produrre vini dal gusto contemporaneo, in un terroir ed un microclima unici.
Accanto alle musiche di ciascun appuntamento Mansalto abbina il carattere di uno dei suoi vini per scoprire i riflessi dell’ascolto nel sapore, nell’odore e nel colore che affondano le radici nello stesso terreno del sentire.
APPUNTAMENTI
![Suonatori-della-Leggera-1 Suonatori-della-Leggera-1](https://www.chigiana.org/wp-content/uploads/Suonatori-della-Leggera-1-e1737651450477-900x600.jpg)
6 MARZO Ore 21.00
DOPO IL LAVORO
DOPO IL LAVORO
SUONATORI DELLA LEGGERA
Filippo Marranci voce, gnacchere
Silvia Falugiani voce e trombone
Ilaria Danti voce e basso tuba
Cecilia Valentini voce e flauto traverso
Fabio Soldati clarinetto in do
Pietro Gheri violino e corno
Marco Magistrali fisarmonica e organetto
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Dopo il lavoro nelle lunghe serate invernali i contadini andavano a veglia, usando il canto e l’improvvisazione in versi per conservare la memoria della comunità, alimentare le passioni, condividere il sentire delle fatiche e delle miserie quotidiane, a cui non mancavano di accostare occasioni di divertimento.
I Suonatori della Leggera nascono quando i giovani avevano quasi definitivamente spopolato i borghi appenninici della Val di Sieve per andare a valle a lavorare nelle fabbriche e negli uffici, abbandonando i monti, i campi e i ricordi. Negli anni ’90, dopo una serie di ricerche sulla trasmissione orale della musica nelle comunità montane, l’etnomusicologo Marco Magistrali si è stabilito in Val di Sieve, incrociando il suo percorso personale con la storia del luogo.
Le veglie a Campicozzoli, dapprima oggetto di documentazione etnografica, sono state fin da subito l’occasione di incontro in cui i giovani rimasti imparavano direttamente dagli anziani la musica da ballo e le forme della narrazione, evitando così la frattura del tempo e l’oblio. In formazioni sempre inclusive e intergenerazionali, i Suonatori della Leggera hanno appreso e riportato alle comunità la tradizione orale delle sonate per il ballo all’antica, del canto e del canto a ballo, fra Val di Sieve, Val d’Arno di Sopra e Casentino. I documenti insieme alla produzione di musica originale, legati da una continuità inscindibile, hanno poi costituito il repertorio per le pubblicazioni discografiche fra le più rilevanti nel panorama italiano della musica tradizionale.
![Ghielmi - Pianca Ghielmi - Pianca](https://www.chigiana.org/wp-content/uploads/Ghielmi-Pianca-e1737644332550.jpg)
13 MARZO Ore 21.00
DOPO IL RE SOLE
DOPO IL RE SOLE
IL SUONAR PARLANTE
Vittorio Ghielmi viola da gamba, pardessus de viole
Luca Pianca arciliuto e tiorba
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Marin Marais, musicista de la Chambre du Roy, è stato il più grande violista da gamba vissuto a cavallo fra Sei e Settecento, durante il regno di Luigi XIV. Definito “Ange de la musique”, autore di opere per la viola e per il teatro, erede della fama e del ruolo di Giovan Battista Lully, la sua musica condensa il sentire di un’epoca sull’orlo del precipizio, prima che un nuovo modo di dar potere alla ragione conduca alla Rivoluzione e dunque all’età moderna. I libri di Pièces de Viole, pubblicati da Marais dal 1686 al 1725, dialogano con L’Art de Toucher le Clavecin di François Couperin, restituendo in forma di suoni la panoramica sentimentale della vita di corte.
Marais ha voluto avvicinare il suono della viola a quello della voce umana, fino a tentare di articolarne la parola. Dopo la morte del Re Sole ha continuato a lavorare nel pieno del successo, fino all’arrivo sulle scene di una nuova generazione di musicisti europei capaci di esprimere le inquietudini dei nuovi tempi.
Vittorio Ghielmi e Luca Pianca, artisti di riferimento mondiale per il repertorio sei-settecentesco francese, hanno dedicato diversi lavori a Marais e al suo mondo musicale, fra cui il disco Le secret de Monsieur Marais (2020). Si esibiscono in duo da venticinque anni, e hanno pubblicato vari album fra cui Bagpipes From Hell (1999), Pièces de caractère (2002), Duo (2005), Sogno del diavolo (2006). Ghielmi, docente di viola da gamba e direttore del dipartimento di musica antica dell’Università Mozarteum di Salisburgo, ha appena finito di scrivere un libro dedicato a Marin Marais.
![](https://www.chigiana.org/wp-content/uploads/MICROLOGUS-trio-@-Alessandra-Matarangolo.jpeg)
20 MARZO Ore 21.00
DOPO IL MEDIOEVO
DOPO IL MEDIOEVO
ENSEMBLE MICROLOGUS
Patrizia Bovi canto e arpa
Gabriele Russo viella e ribeca
Goffredo Degli Esposti flauti, zufolo e tamburo, cornamusa
Patrizia Bovi canto e arpa
Gabriele Russo viella e ribeca
Goffredo Degli Esposti flauti, zufolo e tamburo, cornamusa
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Poco più di circa un secolo fa della musica medioevale non sapevamo quasi niente. Come archeologi alla ricerca di una lingua perduta, studiosi e musicisti hanno reimparato a leggerne le poche tracce scritte e immaginare tutto il resto basandosi sul verseggiare dei poeti, sulle cronache e sugli affreschi che mostravano le pratiche musicali, le fogge degli strumenti, gli abiti e i volti dei suonatori. Tutto ciò che conosciamo della musica medioevale, lo abbiamo imparato solo molto dopo il Medioevo.
L’Ensemble Micrologus ha partecipato al grande movimento di riscoperta della musica medioevale che ha interessato l’Europa durante gli anni ’70 e ’80 del Novecento. Motore italiano di questa ricerca che univa il lavoro sulle fonti all’inserimento della musica antica nella vita di una comunità, Micrologus ha appena festeggiato i suoi quarant’anni di attività. Durante i decenni l’Ensemble si è configurato in diverse formazioni, attratto nuovi musicisti attorno al nucleo dei fondatori, costruito relazioni internazionali, pubblicato una lunga serie di registrazioni discografiche che spaziano dal repertorio italiano a quello provenzale, francese, iberico. Il Llibre Vermell de Montserrat, le Cantigas di Santa Maria, Le Jeu de Robin et Marion, il Laudario di Cortona, insieme a danze, madrigali, ballate e cacce delle corti italiane fra Tre e Quattrocento, popolano il lungo elenco di capolavori registrati da Micrologus, cui si affiancano colonne sonore e importanti collaborazioni con musicisti di diverso orientamento artistico, da Sidi Larbi Cherkaoui a Daniele Sepe.
Conversando e suonando con i tre fondatori, passeranno in rassegna le trasformazioni delle sonorità con cui abbiamo imparato ad ascoltare il Medioevo.
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27 MARZO Ore 21.00
DOPO SARAJEVO
DOPO SARAJEVO
NUBRAS ENSEMBLE
Roxana Ene voce
Giulia Anita Bari violino
Carla Mulas González violino
Rachel Blueberger violoncello
Giorgio Gadotti sax alto e gajda
Nino Conte fisarmonica
Giovanni Lo Cascio percussioni
Roxana Ene voce
Giulia Anita Bari violino
Carla Mulas González violino
Rachel Blueberger violoncello
Giorgio Gadotti sax alto e gajda
Nino Conte fisarmonica
Giovanni Lo Cascio percussioni
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Trent’anni fa i territori della ex Jugoslavia erano il teatro di una guerra sanguinaria, la più violenta e fratricida in Europa dopo il secondo conflitto mondiale. I duri combattimenti fra miliziani contrapposti per appartenenza etnica e religiosa diedero luogo alla tragica diaspora di profughi, che approdarono nei paesi ad occidente portando con sé lingue, racconti, sapori. Viceversa, chi si trovava al di qua dell’Adriatico cominciò a seguire con maggiore attenzione ciò che veniva da est. A partire dal cinema, con le colonne sonore che presto conquistarono le piazze, le feste, i raduni giovanili. Le fanfare, la sevdah, le danze dei küçek, le sonorità festose dei Rom, la chalga, i lăutari, l’horo e le voci bulgare, con le loro dissonanze misteriose, cominciarono a invadere il panorama sonoro delle musiche popolari occidentali.
In quegli anni gran parte dei componenti di Nubras Ensemble erano ancora bambini. Giovani musicisti di diversa provenienza residenti in Italia, oggi tornano ad inseguire quelle musiche, ne assorbono gli accenti e ne inventano di nuove. Rivolgono lo sguardo ad oriente e riprendono un viaggio attraverso i Balcani, da nord a sud, dall’Adriatico al Mar Nero, fino alle propaggini dell’Asia sulle coste dell’Egeo, per ricostruire dopo tutto il racconto sonoro di una memoria inevitabilmente dimenticata.
in collaborazione con
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